
Spazio Cultura Edizioni 2025
Prefazione di Maria Grazia Insinga
Nota di Pietro Romano
Scrivere con una sola mano è esperienza dell’io, scrivere a “quattro mani” esperienza dell’io che accoglie l’altro; all’altro, si ricongiunge, e alla sua musica: “l’ismene / apre lentamente / danzando” (Alaimo). Quale felicità più grande di quella che unisce due esseri umani nel luogo dell’infanzia, “grembo del ruscello” (Martinez). Ricongiungersi a qualcuno o a qualcosa produce sempre un forte desiderio di tornare a un luogo mitico o a una creatura. L’infanzia è un giardino; la sua esplorazione, fisica e metafisica, ci conduce fatalmente alla poesia. […] I fiori di questo giardino sono druse visive, fiori-sirena con le ali, nati da ibridazioni tra due io, due infanzie. Fiori e spine, “immenso corpo cristico”: “La gioia, la gioia, la gioia”.
Maria Grazia Insinga
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Il canto come luogo della sillaba prenatale, sollecitata a frantumare ogni rigida scansione del tempo, è, in Alaimo e Martinez, anzitutto luogo dell’illimite e del passaggio. In costante dialogo nella scrittura come nella vita, le due voci si incontrano nelle tracce di un senso ferito e nell’incantamento che il tempo dell’infanzia fa perdurare nella ricerca della grazia e della parola.
Pietro Romano
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Daìta Martinez e Franca Alaimo hanno dato alle stampe un lavoro che parla sottovoce, ma indica lontano. Le piccole (Spazio Cultura Edizioni 2025) è il dire di profonda esistenza di due poetesse, due donne, che da sempre si tengono vicine. E si delinea, graduale lungo le pagine, un’armonia il cui centro tonale è il lindore di un’infanzia incolume, serbata a essenza.
In Martinez l’onerosa sensibilità che induce ad abitare il palpito delle sagome tenui e mute: il nido, l’alba, la pesca, l’ombra, i campanili, la pioggia leggera. Liturgia del contemplare, di un cuore assiduo e fedele: illeso ai baleni di rovinosa bellezza di cui ricandida la luce. Nella conca di quiete dove il creato respira lentissimo, il tempo incede morbidamente, con “gli occhi nel passo del gatto”, sfiora eventi inviolabili e tace. Un silenzio raccolto in devozione prepara il posarsi di cose umili e benedette: la “rosa di grano”, la “pianta dell’angelo”, il “rosario della sera”.
C’è un Dio che non sovrasta ma imbibisce il creato, volto “fiorito” d’amore, ruscellante di gioia, immobile nel ventre assolato della “piazza nuda”, dove un papavero tinge di rossore ogni santità. Mistero di lucente presenza, celato ai sensi esterni, che nella materia schiude e radiosamente dimora: “cuore del bambino”, “cesta filata di spiga”, “verso divino di una lucciola”.
Pienezza che discende nelle forme e le onora, in filigrana con l’eco non frugata, ma lodata, dell’invisibile.
In Alaimo il canto vibra sospirato, refolo paraclito da un altrove di struggente tenerezza, che ritorna e attraversa la cassa armonica del petto, facendone scrigno di memoria: tempio interiore, tratteggio di primavere, cerimonia fidata che tiene cara persino la pena. Una misericordia alta, potente si compie nei gesti lievi del giorno: nelle lentezze cultuali di un disarmo edotto a nudità esistenziale.
La poetessa accompagna con gentilezza infinita il tocco di ogni spina al seno, e sul duro pentagramma del fluire tratteggia liriche dolcissime, officiando vuoti e mancanze in raduni di luce. Con lieve cuore, con lievi mani, la vita prendere, la vita lasciare. L’amata Cristina ci indica ancora, nel vivere, il minimo frinire di gloriose inezie, nel sacrosanto candore dell’apparire e del cadere.
I merli gorgheggiano, l’ismene si apre danzando, l’erba tagliata odora dei suoi incensi. In Alaimo tutto accade eternamente, e il tempo perde il suo lineare arbitrio, diviene onirico, circolare, nel soffio che ripete la carezza. “Il sonno enorme” della creatura che dismette i margini, e discioglie nell’”immenso corpo cristico” del mondo, percorrendo la vertigine e la croce eterna dell’amore.
Due voci poetiche distinte, ma inanellate nel tempo trasfigurato, nei ricami dell’invisibile. Al cospetto dell’etica condivisa di un ascolto limpido, Martinez sale: inscrive il simbolo in una visionarietà eletta, cromatica, che sfiora le contrade celesti di un’estasi del percepire; Alaimo attende nell’ombra dell’angelo: della ferita del ricordo fa mistica negativa, e crea l’alveo di una grazia precipite, che benedice ed eleva ogni deprivazione, a contrappeso universale di carità perfetta.
Un libro che nutre la tenerezza del mondo, e celebra la vita nei suoi canoni più alti. Intriso di quell’amicizia eterna, rarissima, di chi ha trovato la sua anima cara, e con lei sa condividere la delicatezza, intonando all’unisono una poesia fasciata d’umiltà e di silenzio.
Isabella Bignozzi

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da Le piccole, Spazio Cultura Edizioni 2025
Daìta Martinez:
il tempo ha gli occhi
nel passo del gatto e
tutto tace nel piccolo
nido a lato della sera
*
profuma d’alba
la rosa di grano
sul tavolo bambino
*
una tenera felicità è il silenzio
dei bianchi campanili bagnati
nei passi delle ciglia crescenti
come la luna quando d’uva la
strada annusa l’aria in cantina
*
la distanza nel respiro del silenzio
è un bacio caduto tra le dita fiorite
a tutte le stagioni accolte nell’alba
ambrata d’una cesta filata di spiga
*
s’appoggia una breve pioggia
alla piccola pianta dell’angelo
in giardino e di luce lieve ode
il verso divino di una lucciola
*
chiamati angelo amore
accucciato dentro l’ombra
rossissima del tramonto
fiorito sul viso innamorato
di Dio
*
è silenzio morbido
l’ombelico nudo della piazza
solo un papavero sul collo di
sant’anna
rosso tinge il rosario della sera
*
è nell’amare la vertigine del bianco
la credenza più della rosa che nasce
poi sul viso dell’ultima casa armata
senza pane papà che tieni tra le dita
santa rita e il tuo vangelo sul cuore
***
Franca Alaimo:
Se la vita fosse leggera
come un tratto leggero
di matita che appena appena
si vede.
Attorno il bianco
dove leggermente
cadere.
*
L’ismene
si apre lentamente
danzando.
Sei nastri di latte
fanno casto
lo sguardo.
*
Ci pensano i bambini
che sanno un altro tempo,
i merli che cantano da millenni,
le foglioline balbettanti
nel fiato eterno del vento,
a lenire questa ferita.
*
Un passero sul ramo
Una bambina addormentata
Un prato odoroso di erba tagliata
Solitudini misteriosamente unite
dalle radici profonde della vita.
*
Non ho mai capito cosa.
Non so qualcosa.
La vita delle forme chiare.
La notte delle forme oscure.
Il sonno del tempo.
Il tempo fuori di noi.
II sonno enorme.
*
Occhi di merli
sparsi gioielli
sui rami del pesco.
*
Fiori. spine. sangue: C’è tutto.
Tutto per sempre. Immenso
corpo cristico. Il mondo.
*
Antica pena che
scrivo e riscrivo sulla neve
dei fogli immacolati.
Aghi di ghiaccio, trame di corallo,
amore mio di pietra e di cristallo.
*

Daìta Martinez, palermitana, ha pubblicato (dietro luna), Lietocolle 2011, la bottega di via alloro, Lietocolle 2013, nutrica, Lietocolle 2019.
Vincitrice – sezione dialetto – del 7^ Concorso Nazionale di Poesia Città di Chiaramonte Gulfi, è stata finalista, per l’inedito in dialetto, della 44^ edizione del Premio Internazionale di Poesia Città di Marineo. Inserita nell’Almanacco Secolo Donna 2018, Macabor, nel 2019 ha pubblicato la finestra dei mirtilli, suite poetica scritta con il poeta Fernando Lena, per Salarchi Immagini; il rumore del latte, per Spazio Cultura Edizioni; a varca di zagara per Macabor.
È presente in Anni di Poesia di Elio Grasso (puntoacapo 2020).
Finalista – sezione raccolta inedita – della 34^ edizione del Premio Lorenzo Montano, nel 2021 ha pubblicato: Liturgia dell’acqua per Anterem, Le madri, haiku con acqueforti di Vincenzo Piazza, per le Edizioni dell’Angelo; nel 2023 Miros de mure – Odore di More, con traduzione in romeno di Eliza Macadan, per Cosmopoli, e nell’ora dell’aurora per la collana portosepolto di peQuod. Ha ricevuto il Premio Francesco Carbone Experimenta 2023 per la poesia. Ha pubblicato, nel 2024, con i poeti Franca Alaimo, Andrea Castrovinci Zenna e Pietro Romano, Il pettirosso rosso, haiku, per Ladolfi. È tradotta in francese, spagnolo, inglese e tedesco. Suoi testi in Contemporary Sicilian Poetry: A Multilingual Anthology, Italica Press. Per ilglomerulodisale collabora con «La rosa del guardare», collana diretta da Franca Alaimo, e dirige la collana «la brocca rossa» con Pietro Romano.
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Franca Alaimo esordisce con Impossibile Luna (Antigruppo Siciliano), cui seguiranno molte altre sillogi, le più recenti delle quali: 7 poemetti (Interno Libri 2022), Pentru Altundeva (Cosmopoli 2022, traduzioni di Eliza Macadan), 100 poesie (peQuod 2024), Il pettirossso rosso (200 haiku con Andrea Castrovinci Zenna, Daìta Martinez, Pietro Romano, Ladolfi 2024).
Dirige la collana di poesia per le edizioni Spazio Cultura Edizioni, e le collane poetiche «La rosa del guardare» (con Daìta Martinez) e «Omaggio a» per la casa editrice catanese Il glomerulo di sale.
Ha pubblicato saggi su Rescigno, Luisi, Loi e altri poeti. È presente in antologie, riviste, storie della letteratura (Insulari. Romanzo della letteratura siciliana, a cura di Lanuzza, Stampa Alternativa 2009).
Nel 2018 ha curato l’antologia L’eros e il corpo (Ladolfi).
È autrice di tre romanzi: L’uovo dell’incoronazione (Serarcangeli), Vite Ordinarie, (Ladolfi), La gondola dei folli (Spazio Cultura).
Nel 2020 le edizionii Macabor le dedicano una monografia. È stata inserita nel Dizionario critico della poesia italiana (1945-2020), a cura di Mario Fresa (Società Editrice Fiorentina 2021) e in Contemporary sicilian poetry, a cura di Ana Ilievska e Pietro Russo (Italica Press, New York 2023).
Gestisce la rubrica «Poesia e fulgore» per la rivista letteraria L’estroverso, diretta da Grazia Calanna.