a cura di Nicola Crocetti e Massimo Cazzulo

Crocetti Editore 2021


Il plenilunio

Niente, non aspetto più niente da te, cielo,
Dovunque mi aggrappi cado con fragore
Dal tuo tetto d’aria colmo di conchiglie
Dal mazzo arrugginito delle tue stelle;
Una luna spropositata sorge in me
S’ingrossa minacciosa sui miei crinali
Sorgerà un plenilunio a frantumarmi.

Fotografia di Paolo Monti

*

La solitudine del tempo

Ora che il mondo è ferito
E il tempo cola dalla piaga.

Se ti amo è perché ti amo nel tuo dolore
Se ti odio è perché mi acceca il mio dolore
La mia disperazione
Balza dalla sua oscurità nella notte
E si contorce con rumore di serpe
Nella stanza
Ancestrale mostro domestico
Che mi nasce dal ventre
                                       si dibatte
Invasato sul pavimento –
La mia disperazione
Con voce di strega grida
Per te per te per te per te
                 Per te
                 Per te
La solitudine del tempo.


Fotografia di Paolo Monti

*

Tu

Se ti chiamerò amante ti farò sparire
Se ti chiamerò amore scomparirò
Uccello elettrico sull’orlo dell’abisso
Fitta foresta che attraverso fischiando.

*

L’amore

L’amore, sussurrò, l`amore
        Nell’oscurità
È un corpo senza ossa
        Ma com’è
Che tu giri là fischiettando
Come un piccolo folle
Come un bimbo appena uscito
       Dalla tomba.

*

Ai critici

La poesia risponde ai critici con la poesia
Come la natura ai sapienti da natura.
E un’enorme ondata d’indifferenza cavalca le sponde
Sgombrando le città dai versi inutili.

Altre volte dico:
I versi
Sono le spighe che mietono
Giorni attorcigliati
Che prendendo fuoco salgono
Verso un cielo di sogno.

Mi spiace
Di parlare forse
Una lingua morta.
Non credo certo alla risurrezione;
Credo
Invece
Con passione
Alla
Morte.

Fotografia di Paolo Monti

*

Allegoria della Primavera

L’ho visto ancora.
Arrivava la primavera
Si voltò e sputò in terra
Una densa saliva verde
Con bruchi e vermi
Che prese forma di foglia e stelo
E germogliò un imbuto rosso
Che richiamò uno sciame di farfalle
       Che
parodiò la prima creazione
       Che
inghiottì la pillola del polline
E schiumò all’improvviso il suo spirito oscuro –
Ma la sua minaccia parve un soffio d’aria
Come un semplice
Coro
Recitato mille volte
Dall’antica
allegoria
delle stagioni.

Fotografia di Paolo Monti

*

Lacrime di devozione

“La Bellezza stritola la Giustizia”
Mormorava dentro di me la ragione
Ed era come un lamento funebre.

Nulla persuade più
Dell’immacolato ondeggiare di una papera
Nei silenziosi anfratti dell’innocenza
E il dio della mia infantile credulità è sepolto
In un luogo da cui evase molto tempo fa
La sterile austerità
del Giudizio.

Non conosco altra ingiustizia    che quella dell’ amore
Quando lo spirito maggiorenne si trascina
Come straccio davanti a un’infantile visibile bellezza
Quando è docile schiavo della passione
E dilava le corti dell’incomprensibile
Con lacrime ardenti
di devozione.

Fotografia di Paolo Monti


*

Antonis Fostieris è nato nel 1953 ad Atene in una famiglia originaria di Amorgos, la più orientale delle isole Cicladi. Ha studiato Legge ad Atene e Storia del diritto a Parigi. Dal 1974 al 1976 ha diretto la rivista “I nea piisi” (La nuova poesia). Nel 1981 ha fondato, con Thanasis Niarchos, la rivista letteraria “I lexi” (La parola), e ne è stato il direttore fino alla chiusura, alla fine del 2010.
Ha esordito nel 1971 con Il lungo viaggio. Nel 2008 ha raccolto tutta la sua opera poetica in Poesia 1970-2005. I suoi ultimi volumi di versi sono Paesaggi del nulla (2013) e Morte II (2020). Antonis Fostieris ha curato diverse antologie e ha tradotto opere di Max Jacob, Henry Miller, Boris Vian e Paul Éluard.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio nazionale greco di poesia (2004) e il premio di poesia della Fondazione Kostas ed Eleni Ourani, conferitogli dall’Accademia di Atene nel 2010. Le sue poesie sono state tradotte in molte lingue.