Guaraldi 1991, collana Biblioteca di ClanDestino

Prefazione di Mario Luzi, traduzione di Giacomo Oreglia



la mia ferita alla gola,
il grido del mio cuore nel mondo.

*

Sotto le stelle

Qui io voglio rimanere,
muto.
Qui io voglio deporre la mia fronte.
Sacro luogo.
Nessuna parola umana è verità.

*

È più bello quando scende la sera

È più bello quando scende la sera.
Tutto l’amore che il cielo abbraccia
è raccolto in un’ombra di luce
sulla terra,
sulle case della terra.

Tutto è dolcezza, tutto carezza di mani,
e remote rive occulta il Signore.
Tutto è vicino, tutto è lontano.
Tutto vien dato
come pegno all’uomo.

Tutto è mio, e tutto mi sarà tolto,
tra breve tutto mi sarà tolto.
Alberi, nubi, il suolo che calpesto.
E vagherò –
solo, senza orme.

Pierre Bonnard, Soleil couchant, 1920 (particolare)


*

La vita ha occhi così belli

La vita ha occhi così belli,
occhi di capriolo,
tristi, profondi,
ma che riflettono l’attimo estivo,
la muta felicità del giorno estivo,
nel suo sguardo che brilla, vigila,
riluce nell’oscurità degli alberi –

Il cacciatore depone la sua arma
sull’erba rugiadosa del mattino
per seguire l’orma timorosa,
seguire gli occhi cupi e lustri
nel profondo della foresta
così lucente.

Bere alla stessa fonte,
profonda e chiara,
dove essa ha bevuto.

*

Il cavaliere solo nella notte

Il cavaliere cavalca solo nella notte,
sotto gli zoccoli
crescono fiori.
Rossi di fuoco, selvatici.
Fuoco è la sua anima
e feconda la terra,
porta fiori rari
ancora al mattino,
ancora nella lontananza, in tempi remoti
come memoria di lui
– da tempo disperso lontano,
caduto in battaglia.

*

Forse il male ha una dimora eterna

Forse il male ha una dimora eterna,
un nido remoto, solitario, inaccessibile,
dove invano anela all’espiazione,
come la stessa luce qualcosa d’imperituro.

Può essere che la sua potenza anche esista
e abbassi su di noi la sua tenebrosa ala,
per ragioni che non si possono spiegare,
che mai avverrebbe di noi a presentirlo.

Un nido, così tremendo agli occhi umani,
seppur conosciamo tutto il terrore e l’orrore,
dal quale tuttavia si leva verso alti,
viventi spazi, quando noi crudeli infuriamo.

Può essere che in esso si purifichino le armi,
che quaggiù inetti noi macchiamo di sangue,
e le lotte stesse là concilino misteriosamente
potenze eterne senza odio e ira.

Pierre Bonnard, Soleil couchant, 1920 (particolare)


*

Come la nube

Come la nube,
come la farfalla,
come l’alito lieve su uno specchio.

Fortuito,
mutevole,
svanito in breve istante.

O Signore di tutti i cieli, di tutti i mondi, di tutti i destini,
che cosa hai inteso fare con me?

*

Il dio che non esiste

Il dio che non esiste,
è lui che accende le fiamme nella mia anima.
Che fa della mia anima una landa deserta,
una terra fumigante, una terra desolata che fuma dopo l’incendio.

Perché egli non esiste.
È lui che redime la mia anima facendola più povera
e riarsa.
Il dio che non esiste.
Il terribile dio.

*

Se credi in dio e non esiste un dio

Se credi in dio e non esiste un dio,
allora è la tua fede miracolo anche maggiore
Allora è davvero qualcosa d’incomprensibilmente grande.

Perché giace una creatura nel fondo delle tenebre
                       ed invoca qualcosa che non esiste?
Perché così avviene?
Non c’ è nessuno che ode la voce invocante nelle tenebre.
                                                  Ma perché la voce esiste?


*

Solo quel che arde

Solo quel che arde
diviene cenere.
Sacra è la cenere.

Tu mi sfiorasti
e io divenni cenere.
Il mio io, il mio essere divenne cenere, consumato da te.

Così dice l’amante e il credente.
Tu mi sfiorasti. Io sono sacro.
Non io ma la mia cenere è sacra.

Pierre Bonnard, Soleil couchant, 1920


*

Il regno del mattino col suo cielo di miele

Il regno del mattino col suo cielo di miele
giace e attende con occhi chiusi,
con gli occhi chiusi di tutti i fiori.
Bello come una donna, come mille donne,
giace e chiude gli occhi fiorenti,
giace e sotto il suo cielo di miele attende
il suo re, il giorno impietoso.

*

Pär Lagerkvist (Växjö 1891 – Danderyd, Stoccolma, 1974) è stata una delle figure più rappresentative del panorama letterario svedese della prima metà del ventesimo secolo. Molta della sua produzione verte su speculazioni metafisico-religiose, ed è in vigorosa opposizione al nazismo, in quanto lesivo dei fondamentali valori dello spirito e della civiltà umana.
Si affermò, dopo il primo decennio del secolo, come fautore del movimento espressionistico nella lirica (Ångest: Angoscia, 1916), nella narrativa (Järn och människor: Ferro e uomini, 1915), nella saggistica (Ordkonst och bildkonst: Arte verbale e arte figurativa, 1913) e nel teatro (Himlens hemlighet, Il mistero del cielo, 1921; Den Osynlige, L’invisibile, 1923; Han som fick leva om sitt liv, 1928: Colui che poté rivivere la sua vita, 1951). La sua opera oscilla continuamente tra i due temi metafisico-religiosi dell’angoscia e della speranza (Onda Sagor:  Fiabe del male, 1924; Gäst hos verkligheten: Ospite della realtà, 1925, autobiografia). Premio Nobel per la letteratura (1951).
Tra i suoi più alti massimi traguardi espressivi opere quali Bödeln: Il boia, 1933, Dvärgen: Il nano, 1944, Barabbas, 1950 e Sibyllan, 1956.