MC edizioni

Collana Gli insetti, a cura di Pasquale Di Palmo


Dalla nota di Pasquale Di Palmo:

Carlotta Cicci approda con Grado Zero […] alla conferma di una voce riconoscibile e già matura che si affida a un frammentismo che diviene misura esemplare di una condizione precaria rilevante tutta la propria endemica insufficienza a rapportarsi in maniera adeguata al mondo fenomenico con il mero ausilio delle stimmate del linguaggio. Facendo ricorso a una tecnica non dissimile da quella che contrassegna la sua attività di videomaker (si pensi al sito zona/ disforme, da lei animato con Stefano Massari), l’autrice accoglie sulla pagina, con un tempismo da street photographer epifanie e tic del linguaggio, nonché ogni sorta di scorie e detriti che alimentano il fuoco del suo Mondo offeso, intarsiandoli sapientemente in un microcosmo “dove i corpi si slegano in un nuovo / salmo”. Ma questo peculiare salmodiare cadenzato a brani, costretto entro le lusinghe di una religiosità aspra, controversa, tratteggiata intorno a un “addio azzurro” che non disdegna il ricorso a “preghiere come piccole ossa”, presuppone un’empatia con gli accadimenti descritti di rara sensibilità. La sicurezza con cui Carlotta Cicci maneggia una materia magmatica, sfuggente, che passa dal “bianco assoluto” a tenui colori che sbavano in “pomeriggi senza cortili”, si esprime attraverso il senso di continua scoperta che ci regala un carosello di momenti di indubbia efficacia espressiva: “e un lupo con il buio nella pupilla è rimasto / come un preludio”.

*

Da Carlotta Cicci, “Grado zero” (MC 2023)

ROMA

Voglio svegliarmi
in una città
che non dorme mai

Frank Sinatra


un’altissima allodola veglia il vento
cresco in cieli indivisi. cortei cardinali.
feste di uccelli e topi. sui ponti tesi
tra le cose ferme e imminenti.
le urla disgraziate. gli stanchi e i canti.
i cani e i bambini.

.
credo a Roma. senza ritegno. potente
e imminente. un continuo inno.
una metrica rituale. come svenire.
scendere nell’utero che giura rinascita.
una parola salvata. una legge segreta
che brucia e si ritira tra le giuste luci
del giorno.

.
furtiva tra i cipressi le edere e i suoi morti.
con la gola serrata. indifferente tra suicidi
e omicidi. stanca protegge la sua stirpe.
le ciglia cadono tra i resti innocenti.
singhiozza l’agnello di dio. dritto
e ucciso.

.
implacabile continua a girare
come un serpente tra antiche offese.
come branchi di cerbiatti da inseguire
di notte. come un’alba interminabile.
la vedo e non la vedo. poi la trovo
a cullare tutti i suoi figli. nella speranza
che lava tutto ciò che resta.

il cielo è un gesto rapido e gli opposti si feriscono



*

siamo discesi in zone liete
in anni di pace in pomeriggi interi

quando le bocche fuori ringhiano
guardami con il dio delle piccole cose.
come bottoni smarriti. come respiri
sui vetri. come passi di danza.
come chiavi e orecchini. come gesti
e cenni. come un’aria psichica.
come il fantasma di una bambina.
come il posto nascosto della meraviglia.

in questo intorno ferro parlano
le pieghe del mondo. martiri. preti.
mafie. uomini incauti. pesci tra i pesci.
Gesù ancora Gesù.

in questo smarrimento terrestre
mi tieni il fianco con atti di pietà.
resta delicato il nostro lungo risveglio.



*

giochi con l’insetto che cena con i morti.
lebbrosi sotto una luna piena. lontani
dal vento nel grano. lontani dal verso
dei gabbiani. e casa come un gesto
di resa.

prima che sia domani giura che sei tu.
corpo. creanza. onore. mordere il pane.
profilo sicuro. terra santa.

siediti con me mi assomigli
come quando poi ti guardo
come quando poi si muore

con occhi impetuosi e menti pazze.
come tulipani neri. attraversiamo
la processione dei morti che ci hanno
affidato il mondo. e la vita matrigna.

nel mio grado zero ho posato l’umanità.
in questo amore. e prego il dio dei segni
e dei silenzi. come giuramenti di marzo
nel sonno dei puri.


*

tutto mi ha portato in questa casa

non è tardi. sono qui oltre la vallata.
sotto il livello del mare. in ricognizione.
in acque fedeli.

è stato un passo diretto. come il cammino
dei fiori in una giornata di festa. verso
la chiusura della terra.

dentro il tuo respiro sono diventata
elementare. nel riflesso sulla soglia
ho salutato i miei morti. sfiorandoli
di improvvisa gioia.

ti verso l’acqua nel bicchiere
adesso questo rumore è tutto

mi risveglio nel tuo bacio sulla fronte.
le sembianze dell’aria sono intatte.
trema tutto. cellule. minuscole vene.
piccoli grandi uccelli. giorni come selve.
la pace delle cose selvatiche.
la promessa cade dalle mie mani
alle tue.

in questo poi non saper niente
non tutto deve morire
gennaio è la conferma



*

nella nebbia spaventosa. rallento il mondo
di sotto. la terra incompiuta degli animali
abbandonati. da tramonto a tramonto.

tutto ciò che vedo siamo noi. un ponte
sopra l’abisso. come un’ultima volontà.
mentre i cimiteri parlano. interminabili.

restami vicino. in questo tenere la sorte
sul confine blu. perché non si spezzi
tra i denti.

libera per tutte le stanze. nei centimetri
di una gloria insonne. nella fede
delle cose semplici. sul dorso di un canto
che spinge le ombre. tutte danzanti.
rimango statica nella tensione d’amore
stretta ad un privilegio di altezza.

tu paziente nella nostra casa


*

Carlotta Cicci poeta, videomaker, fotografa, nata a Roma nel 1984, dal 2016 vive e lavora a Bologna. Nel 2022 ha pubblicato la sua opera prima in poesia: Sul Banco dei pesci (L’Arcolaio editrice) con prefazione di Alberto Bertoni. Suoi testi sono stati pubblicati su varie riviste e in rete. Ha curato riprese, fotografia e montaggio per video dedicati a eventi istituzionali e culturali tra Bologna, Modena e provincia oltre a realizzare diversi format video per web e tv. Dal 2016 ha lavorato in progetti documentari selezionati in vari Festival che hanno ottenuto riconoscimenti internazionali. Suoi i progetti fotografici: M-MILANO, R-ROMA, T-TRANSITO, V-Voci del mio viso. Attualmente cura e realizza, con Stefano Massari, il format videopoesia zona / disforme

www.disforme.net

***Tutte le fotografie dell’articolo sono di Carlotta Cicci