Musicaos Editore 2020


da: La gravità terrestre, Musicaos 2020


sulla tangenziale piove, la divina consistenza
delle pozze di bitume, sanno tumefare come poche
cose al mondo la tua bocca
                                         resta qui
non bloccarti nella calca di ritorno verso
casa, dici a priori la parola che più conta
amado mio              un refolo di giallo oro
si raggruma nel contatto con il vetro di riflesso
contro la barriera di fuggita

Fotografia di Toni Diaz


*

non così, premuti nella fissità del giorno
che si sfalda, niente più ritorno
                                                      a credere
alle bocche che si assiepano granitiche
sugli spalti degli abbeveratoi, così no
l’unica minaccia che ti accora viene
dallo sfinimento dei mercati generali a
notte piena

                     non ti accorgi che risiamo
l’avanguardia grigia che preme alla battaglia
come grigie sono le perentorie zone
metropolitane


*

il punto esatto è tra la scapola e la
nuca, non si vede nulla ma è ferita che risale
a prima che nascessi, dice che
non è colpa mia si vede che
era destino                        fin quando
posso sopravvivere al dolore è bene

                                                   non
può più restare qui        le bestie d’altura
hanno poco pascolo per questo
tirano dritto senza neanche un suono

Fotografia di Toni Diaz


*

faceva notte mentre tu dicevi: non guardarmi
so di latte e camomilla, vorrei essere di guerra ma
                                                      ricevo
la vita in dono come non avrei voluto. Aiutami a
                                                     morire
fammi vivere soltanto se prometti
angoscia e malattia.
                                   Con quelle ti farò del male
quel che vedi ogni sera scomparire tra le rose

Fotografia di Toni Diaz


*

cioè di non piangere, piuttosto
di ascoltare il pigolio dei merli
appena nati, trovati morti dopo un giorno
di neve fiacca e gelo. Viene così
a nudo la cosa che sapevi
tossisci, non sai che dire

Fotografia di Toni Diaz


*

l’aureola mancante della santità
a volo d’aria si raccoglie e vede
coriandoli gettare il panico tra i fiori
un inganno in piena regola
una vera crudeltà

Fotografia di Toni Diaz


*

9

E adesso che fa freddo e a fatica
si distinguono i contorni dei portoni
una mano immensa ci percuote
ci consuma e chiede
comprensione, come tutti ha una ragione
per esistere, soffrire, far soffrire.
Canta e non dispera. Vi si vedeva dentro
come in una lastra di radiografia.

Fotografia di Toni Diaz


*

Sarebbe stato meglio arretrare
ma non sapevo come.
Neppure in sogno si aprivano i cancelli
le guardie erano stucchi immobili
che attendevano di veder morire
i loro prigionieri. Sarebbe stato meglio
sciamare via nei campi di melica
non bastava il controllo degli astri
sopra il capo, per armi solamente
mantelli e spine di roveto. Basterebbe
tremare di candore e di innocenza
e dire cose che sarebbe stato meglio
tacere. E tutto a un tratto infatti tace
come nelle favole di Grimm, le più feroci.

Fotografia di Toni Diaz


*

il luogo / desolato / nella marca di confine
elettrificato sotto un cielo astratto
che incombe, manca di tutto, di tutto
lordato, offeso, deprivato ma non
del nucleo dolce degli affiorati gas
oltre i fossati, nei laghi. Uno
che domanda la sua assoluzione
qui si perde e invano si contrista
innanzi al corpo mutilato e altero
del nemico incomprensibile venendo
da dove si delinea il fuoco

Fotografia di Toni Diaz


*

si tenevano per mano, con la corda
stringevano fantasmi a loro simili
sbucati dal nulla, fatti prigionieri
assieme alle sostanze ossee nell’aria
sciolte. Perché dire
la verità se in cambio della vita
qui non offre niente nessuno
ci si strema ad attendere vie
d’uscita mentre macina la pietra
sopra i corpi senza sosta

Fotografia di Toni Diaz


**


Da: La cometa, Gallo & Calzati, 2005

IL MALE, PROPRIAMENTE, non esiste.
Si semplifica da sé, vistosamente apre
le ali sui fiori dell’infanzia ma dimentica
l’enormità inscalfibile dell’anima che stacca
il suo accordo la e la ritorna come fanno
le voci rievocate tra gole di montagna, un muro
di camelie indemoniate negli amori. Cupo
e disdicevole sarebbe se la scia che portentosa
lascia dissolvendosi, dei corpi mutilati
dalla guerra non si armasse e non dicesse
tutta l’esattezza dell’oro e della luce

Fotografia di Toni Diaz


*

Elio Tavilla è nato a Messina nel 1957. È docente di Storia del diritto presso il Dipartimento di Giurisprudenza di Modena. Tra i suoi libri di poesia, Il cubo e l’assenza, con prefazione di Maria Luisa Spaziani (Società di Poesia, 1984; Premio per l’inedito E. Montale 1983), Concetti semplici, con prefazione di Rosita Copioli (Prova d’Autore, 1989), L’amore di due, con postfazione di Alberto Bertoni (Book Editore, 1999; Premio Dario Bellezza 2000), La cometa, con nota introduttiva di Giampiero Neri e postfazione di Emilio Rentocchini (Gallo & Calzati editori, 2005; Premio Sandro Penna 2005).