Fallone Editore 2022

Collana “Il Drago Verde”, diretta da Michelangelo Zizzi

Prefazione di Tiziana Cera Rosco




Dalla prefazione:

La scrittura di Andrea Leone non è un’escursione verso il centro.
È il centro.
Il centro da cui l’enigma di un compito che nessuno ti dà ma a cui rispondi incessantemente, esiste.
Sostenere il compito con l’enigma, solo un poeta può farlo. Ma non è solo questo: è accasarsi, è dimorare nell’enigma.
Poiché i poeti hanno una relazione altra con il linguaggio, un accoppiamento con un sospetto di ulteriore, sono inverificabili e dunque dicono sempre la verità. […]
C’è una malattia di chi è sempre esposto alla luce accecante: la malattia dell’orientamento totale. […]
La verità è violenta perché la verità è il pericolo. Violenta è la tenerezza perché violento è arrendersi alla scomparsa nel pericolo. E per questo non c’è nulla nella poesia che non sia tragico, ossia che non abbia anche a che fare con questo tipo di destino: il rispondere. […]
Un poeta risponde al pericolo con tutto il suo rapporto col linguaggio, ossia l’azione massima di un istinto vitale e che per aiutare e superare se stesso nella chiamata a rispondere per sopravvivere, per vivere nel gradino sopra a cui deve ascendere, si affida all’immagine di cui è fatto: “tu il solo vero volto/ […] io l’eccezione in cui tu sei vivo”. […]
Essere già tutto il compito, più della tensione, più dell’acuto suono dello slancio, bruciare nell’adesione, essere il combustibile eccellente e volontario del compito ammettendo anche che senza di te non può avverarsi. Essere la festa del compito, non distinguersi da esso, non distinguersi più. […]
E forse, in quella purezza azzurra e magnetica con cui il libro apre tutto, in quella dimora dimorante lo strapiombo, l’enigma è ancora, dopo tutti questi terremotati spaventi attacchi, di incendio in incendio, l’ascensione alla stanza più alta di cui non siamo neanche più la casa, dove l’infanzia antenata che ci guida è rivelata portandosi oltre l’avvenimento geniale: ossia scomparire anche oltre il linguaggio (“scompaio allo spettacolo del linguaggio”), dove qualcosa si e adempiuto all’apice dello spavento, dove tutto si unisce perché gli Dèi hanno amato ancora una volta. […]
Essere il genio spaventoso della perfezione della nostra scomparsa, essere l’ospite che di colpo è chi siamo, “gioiello gemello”, “ora che sono visto”, “tu che mi hai scelto perché tu possa vedere te stesso”, ora che ci vediamo noi e il nostro volto vero, essere infallibilmente verissimi, verissimi e inverificabili.

Tiziana Cera Rosco


Pekka Halonen, Inizio primavera, 1911

*

da Ludwig di Andrea Leone, Fallone Editore 2022

La stanza azzurra della mia testa-
gli infiniti
gli inflessibili
incidenti delle mie menti-
la galleria di specchi dei miei cervelli-
l’autore drammatico che mi ha creato-
il mattino che allestisco
in tutto il libro violentissimo-

Tu sei la pura
partitura che mi esegue,
tu sei esattamente
la lente delle spietatezze,
tu sei l’implacabile
sole di sangue nelle stanze,
tu sei il delitto che dirigo,
tu sei il pericolo che indico.

Tu mio altro
tu mio inaspettato
attentato matematico.

Mio creato dal crollo.
Mio contemporaneo del canto.
Mio coetaneo dell’entusiasmo.

Tu mi stai accanto
nello schianto umano,
tu totalmente sorprendente
detti le regole della legge,
tu incessantemente
sei le mie idee segrete
vertiginose di perfezione,
tu sei la febbre,
tu stai per vedere,
tu sei veramente
totalmente vivente,
tu hai scelto di essere
un dio nelle epoche.

Tu il miracolo
che un giorno mi ha edificato,
tu il prodigio
che da solo si è costruito.

Pekka Halonen, Ragazzo sulla riva, 1891-1893

*


Perturbamento perfetto,
nome che ripeti
vivendo, mondo,
cosmo che allarmo,
biografia del palco,
annuncio in cui annullo,
avvento antico
in cui agisco,
individuo del mattino,
spirito che sanguino,
storie dello sguardo,
celebre di sequenze delle potenze.

Tu che sei sempre stato
il teatro dove batto
l’attacco all’attimo.

Pekka Halonen, Il violinista, 1900

*


Tu la lingua straniera, la seconda natura, la patria tragica, l’enciclopedia del sangue, lo stile della mente. Tu lo splendido, di secolo in secolo, allestimento all’inferno. Tu il corpo pulsante, il ritmo potente, il racconto ignoto. Tu parlato dal linguaggio originario. Tu il flusso, l’istinto, il lusso, fino al punto più alto, lo splendido dispendio, il raziocinio divino, il tempo senza inferno, la guarigione dalla gigantesca ustione.

Il fango è trasformato in canto, il collasso è trasformato in un concerto, l’assalto è trasformato nel romanzo. L’innamoramento è il beato tremendo allo specchio. Il linguaggio è il teatro, le frasi sono gli attori, le ore sono le scene, il metro è il palcoscenico. Sento di me stesso la voce immobile, realizzo il libro vivo, redigo la trama suprema, forza ininterrotta incido la fortuna che non muta. Il cervello elettrico, la spietatezza geometrica, la fatica magnifica che mi edifica, il trauma a forma di testa sono il sublime spavento, il ferro del momento.

Ora che sono visto,
ora che intuisco
l’idea che ha di me il dio.
Mio assiduo amico,
amato antenato d’acciaio,
eletto esatto,
angelo straordinario
che da sempre ho ospitato
tutto in una volta rivelato.

Battaglia ineguagliabile
paradiso indiviso
più vicino del viso
tu che mi leggi prima che io abbia scritto
tu che mi hai acceso perché io sia il tuo strumento
tu che mi hai scelto perché tu possa vedere te stesso
tu che mi ascolti prima che io abbia parlato
tu che sei apparso nell’attimo in cui mi hai guardato
tu che mi hai sempre immaginato accanto
tu che non ho mai abbandonato.

Inizio a pronunciare
tutto ciò che hai da mostrare;
continuo a scrivere
tutto il tuo capitolo;
riprendo a suonare
tutta la tua musica,
so disegnare
la tua totale immagine,
voglio recitare
tutto il tuo spettacolo,
autore delle tue meraviglie
proteggo il prodigio per demolire,
demone felice
ora che stai per dire
come davvero mi chiamo,
ora che sei tornato,
ora che mi hai visitato,
ora che sei stato ascoltato.

Pekka Halonen, Paesaggio invernale, 1922

*


Adesso, nel martello del cervello, io sono i corpi legali, i massacri creati, gli assalti innati, i drammi matematici calcolati, le armi raggianti, gli istanti, i soldati, disfatti tutti i romanzi, disfatti tutti i contagi. Adesso, nel martello del cervello, io sono la leggenda del linguaggio, l’infinito edificio vivo costruito, il mondo quando è creato, l’esecuzione capitale delle scene, l’adolescente diamante battente, la piazzaforte di partiture, l’aquila della regola, la fredda forza e festa, l’aritmetica frenetica, tutte le fortune della salute e chi distrugge. Adesso, nel martello del cervello, io sono l’epoca che dimentica, l’epoca che annienta, l’intera algebra ebbra, la durata spietata, la meta massacrata da un’algebra esatta, l’allarme dell’arte, l’allarme dell’istante, le beate età della strage, le pagine della mia immagine, le algebre salve, i fortunati giornali ritrovati, il luminoso dio sismico che ospito, il ciclo preciso che ascolto, di colpo il corso dove conosco il capolavoro. Adesso, nel martello del cervello, io sono i nuclei energetici tellurici, gli specchi enciclopedici, i sorprendenti musei genetici, l’opera d’arte dominante, le caste innate illuminate, le patrie penetrate, le vette e le veglie, i felici e feroci ferri e fiori, il sisma di scene, gli assalti esaltanti, gli attacchi incessanti degli entusiasmi, gli epicentri dei corpi, gli alfabeti perpetui,gli alfabeti perfetti, gli splendidi incidenti. Adesso, nel martello del cervello, io sono gli animali degli annali, i diari drammatici, gli infiniti felici, i palcoscenici dei secoli, chi ho intuìto prestissimo, chi ho scritto sin dall’inizio, una febbre di feste
concrete, una febbre di regole perfette, una febbre nel celebre cielo di idee dell’essere, le mie scene segrete, le mie prime enciclopedie degli incendi, l’estasi di esempi, tutti gli spaventi adolescenti, e gli Dèi che hanno amato ancora una volta.

Pekka Halonen, Autoritratto, 1906

*

Andrea Leone (Milano) ha pubblicato: L’Ordine (2006, Premio San Pellegrino Opera prima), uscito nel 2007 per La Vita Felice, nella collana Niebo diretta da Milo De Angelis; Il suicidio di Holly Parker (Ventizeronovanta 2016), Lezioni di crudeltà (Poiesis 2010), La sposa barocca (2010), Scena della violenza (La Recherche 2013), Kleist (Ventizeronovanta 2014), Hohenstaufen (L’Arcolaio 2016, Premio internazionale di Letteratura Città di Como), Ludwig (Fallone Editore 2022).