PeQuod 2022

collana portosepolto, a cura di Luca Pizzolitto



Luce di dentro, soglia inesausta del passo.
Mi vedo oltre il sentore che a ogni varco o stanza,
come guardi, io per voi ancora non sia:
come addentro uno sguardo coagulato
su un corpo che muore.

Francesco Lojacono, Scogli, 1895-1905


*

Il tuo viso o anche soltanto l’inverno
dei passi, i larici: l’andare oltre
le panche della tua solitudine.
Perché è tanto il tempo dell’insonnia
e nella luce dissolvi i volti amati.

*

Amen la finestra schiusa a corolla sulla lingua,
la soglia oltre la quale è più vera, terribile ogni stella.

*

Questa la terra irreale, questa la viola
sfiorita senza il tempo di quando ti guardo.

Dici del sole che affonda nel chiasmo
di stelle e notti lontane, del volto che alberga

nell’onda come in tanto silenzio la veglia
del lume che sfoca il lenzuolo dopo

per anni avere sostato dentro l’occhio
che posa fra luce e luce.

Francesco Lojacono, Il carretto siciliano


*

Le stoffe da rammendare, l’arancia
a marcire e finestre
dove nessuno, come un vedere
che questo non è ancora dolore.

*

Sonno di cosa, la pioggia sui vetri.
Case nel dormiveglia dello stare.

Da vuoto a vuoto lo spazio di strade,
a ogni passo non so dove l’affanno.

Io da bambino, voce di confine,
smembrato nella vita di ogni giorno.


Francesco Lojacono, Pescatorelli


*

La triste tenaglia degli occhi. Strade e fruscii
annegati nella corsa del fiato che sibila
l’incanto di un volto. Lontananze che tessono
un risveglio lento, mai annunciato.

*

Cercare l’acqua, l’apice del sole. Le nubi
annidano gli occhi dove ancora tieni
la tua casa, una lingua infedele
al lume della pena. Tra l’inchiostro
il sole si allontana e qui, senza noi,
una madre persa che si è amata.

Francesco Lojacono, L’arrivo inatteso, 1883


*

Acque di confine agli amen del vento,
in voi si dirada la lontananza, viso
di madre che spezza il nostro dormire.

L’ho vista tornare alla sua veglia,
riconoscermi figlio, poi andare.
Negata alla vita, dissetare il respiro.

Adesso che ogni altrove si è spento
e ogni volto è qui convocato,
addormentate questi occhi devoti

alle candele: destatevi nelle voci
di dentro.

*

Stanze ricurve nella sete, veglie:
assolvi la lingua, scava l’arsura.
La foschia porta alle parole
silenzi di alberi abbattuti.


Francesco Lojacono


*

Finestre chiuse dentro il piangere,
lumi di figure accosti ai vetri. Il sangue
scrostato da sotto il letto ritorna
nell’alfabeto bianco
cui restano appesi gli occhi dei figli.

*

Cade sonno dalle pareti e tutto
s’acquieta sull’orlo di una luce
contro cui si schiantano gli uccelli.

*

Ma precipita la pietà se scavo tra le zolle
di quel che ancora deve avvenire. Qualcuno
ritorna e si perde tra le acque del sonno,
altri cancellano ogni impronta
per frantumare infine il disegno.

Abitarsi è luogo di sequestro.

Francesco Lojacono, Paesaggio siciliano


*

Padre dentro di me precipitato,
serrato nella pelle delle cose
inabitate: per non smarrirmi, ora
che dietro la schiena
non più resiste
il calco dell’ombra al tuo passo,
le ferite ugualmente distanti,
riconoscimi almeno il tepore
dell’addio, ché a rimanere qui
affamati d’amore non si vive.

*

Come dire del lume e del sonno
che fanno di ogni stanza una croce:
sono qui ad attendere riparo.

*

Stormi sul mare: un rivo di pioggia,
un varco lentissimo, una preghiera.


Francesco Lojacono


*

Quanto terso vivere tra i salici.
Conche di mani bianchissime dove
rimani dopo di noi. I sentieri
nei passi. Cose che non si vedono.
La vita, i cieli o i pianeti.
Presepi di nulla fatti su pietra.


Francesco Lojacono, Piccolo scoglio


*

Lingua che sciogli nodi con la fine,
per dire dei vivi, sempre scompari nell’acqua.

*

Tenditi, mia voce, inverati preghiera,
tu che, come loro, perdi di veglia in veglia
la madre del tuo dolore. È lei, l’assente
china alla memoria.

*

Pietro Romano (Palermo, 1994) si è laureato in Italianistica presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna con una tesi su Nino De Vita. Ha pubblicato Fra mani rifiutate (I Quaderni del Bardo, 2018) e Case sepolte (I Quaderni del Bardo, 2020 – prefazione di Gian Ruggero Manzoni, postfazione di Franca Alaimo, finalista del Premio Mauro Prestigiacomo). È tradotto in russo, greco, catalano e spagnolo, e inserito nell’antologia Le parole a quest’ora (Free Poetry, 2019, a cura di Paolo Galvagni). La presente raccolta, Feriti dall’acqua (peQuod 2022) fa parte della collana Portosepolto, diretta da Luca Pizzolitto.