I

Tu, che rifai vergine questa mia
pianura e il mare solo per sentito dire.
Nel solco tuo – nella fessura – tengo
le mani giunte come a chiedere una conca,
un fonte battesimale, dove nascere daccapo
a Dio e, Dio volendo, mettere la chioma
sopra il cielo e il cielo sotto la radice
per stare con te in terra
come in paradiso.


Renato Guttuso, Nudo fra le siepi, 1985




II

Dire all’acqua: acqua,
non fa di me un poeta

ma l’amore cauto della formica
chiusa dentro il pugno. Può
un solo cielo volerci tutti –
eppure questo lento
masticare non aiuta.

Così la terra muove
il suo stellato, rovistando
nella mano ferma,
e come la formica scava
nella carne la parola
che non si attraversa.



Renato Guttuso, Scilla, 1974




III

Te ne vai col sole oltre la casa
rotta, dove il bene di cui parli
è il nome rimasto sulla porta.

Amarsi conta pure questo iato

e mentre il giorno insiste, un’ombra
dentro l’ombra scende quasi fosse
un grido nella stanza vuota.


Renato Guttuso, Paesaggio dell’Aspra, 1959



IV

Ode al cielo che si guasta,
e nuvola tiene nuvola a sé stretta
in un abbraccio.

Una canaia
aizza fiato sulla strada, già non
distinguo il buio dal terrore.

Hai dato lume al mendicante, concedi
a me, Signore, prodigio nella cenere –
poiché il granturco è in spiga e il lino
in fiore, chiamarti amore conta più
di quanta vita si intravede.



Renato Guttuso, Ulivi, 1979



Giuseppe Todisco è nato a Foggia nel 1980. Suoi testi sono apparsi su diverse antologie, tra le quali Enciclopedia di Poesia Italiana, a cura della Fondazione Mario Luzi. È presente all’interno della collana «Poeti e Poesia», a cura di Elio Pecora. Collabora con alcuni lit-blog ed è co-fondatore e co-direttore di “Avamposto”. Si prega girati di schiena (Marco Saya, 2020) è la sua raccolta d’esordio.