Lucianella Cafagna


Lo sguardo sul mondo di Lucianella Cafagna. Il tratto impeccabile, la pennellata lieve ed esattissima, l’espressività dei volti, la levigata mobilità dei corpi: assoluto talento, affilato a costante esercizio tecnico e concettuale, radicato su profonda cultura artistica. Questo certamente.

Lucianella Cafagna, Tiberina (particolare), 2022


Ma poi le atmosfere sospese, gli scenari metafisici, i disincarnati bianchi gravidi di nebbia, le luci sfuggenti di stazioni e statali; i fari, i barlumi delle insegne; le colonne dei portici che allungano l’ombra sulla stanchezza della sera: su gracili, ignorati eroi.

Lucianella Cafagna, We can be heroes, 2022


L’attendere, il farsi corsa e indugio, pensiero: avvolti nei cappotti, nascosti dai cappelli, dai cappucci, nelle strade di città in continua doglia di metamorfosi e movimento. E i giochi d’acqua negli azzurri,  l’infanzia, corse di biciclette che ridono al vento. Esistenze cinematografiche e reali s’intrecciano nel disperare, accorrere, correre.

Lucianella Cafagna, Nannì, 2022


Commozioni novecentesche soffuse in paesaggi metropolitani contemporanei, pervasi di onirica bellezza: tutto smargina in un portamento sollevato da determinazioni materiali e spaziotemporali. Movimenti tenui, gesti fluidi, recuperati da una primigenia armonia tra corpo e spirito, visi meditabondi calibrati nella grazia.

Lucianella Cafagna, Son runner (particolare), 2022


I soggetti che animano i dipinti di Lucianella sono ospiti candidi del reale, hanno negli occhi l’intensità soave di un altrove che non cede. Tenuta indomita, che tralascia le grettezze, ed è avvinta a interiorità ancora pure e accese. Fluiscono i luoghi, gli ambienti, scorrono veloci le luci del mondo, a sfiorare l’avvenenza inerme, armoniosa delle ragazze di strada; dei visi bambini che si stagliano come carezze su fondali di fatica e disincanto. Nulla può, su quei volti aperti alla vita, la durezza di una materia distonica, che infligge sé stessa e non esaudisce.

Lucianella Cafagna, Wild is the wind, 2022


Il camminare quieti, il volteggiare, il vorticare attorno a una palla, a una pertica. La danza dell’essere ancora umani, lucciole inarrese dell’esistere, torce di tenace presenza.

Lucianella Cafagna, Baseball, 2022


Risposta squisitamente pittorica, atemporale, nell’alternarsi di buio e luce, chiarori e oscurità, passato e presente, che si fa riflessione su autenticità perdute a favore di aride, forzate modernizzazioni, come rileva l’accuratezza critica di Elena Del Drago.

Lucianella Cafagna, Ponte degli angeli, 2022


Cafagna crea i territori del fluire e segna i profili del restare. Con i suoi rossi struggenti, avverte e informa dell’energia che emana dalle membra, nella postura, nel morbido gesto, nella fluttuazione dello spostamento, nel dirsi creature ancora libere, radianti.

Lucianella Cafagna, A bicyclette, 2022


Sua la pronuncia in arte dell’azione lieta: nostalgia esaudita di un sé profondo, visitato. A scendere in quelle figure assolte e danzanti, in quelle intensità di sguardo, nelle flessuosità del gesto, si avverte il ribadito credito a ipotesi di libertà, esili avamposti di variegata gioia: essere minuti eroi di nulla in un’immensità sconosciuta, in incompreso cammino: la creatura in Cafagna è viva, si arma del proprio esistere pieno, e traccia una cartografia precisa della speranza.

Lucianella Cafagna, Acquedotto, 2022.


Intimamente radiosa ma non ingenua, l’opera tutta di Cafagna ha un enunciato molto tenero e serio, che avverte il peso del mondo ma se ne solleva, mediante un’epica dell’attimo, non proclamata ma suggerita, esemplificata: i tratti infantili o adolescenziali, il dinamismo del moto danzato, la purezza che trafigge gli sguardi di commozioni antiche: una nostalgia di pienezza che accetta sé stessa, e alza l’immagine a crinali di splendore.

Lucianella Cafagna, Larina, 2022.


La “prima unificazione reale” che Pier Paolo Pasolini temeva e annunciava con la “scomparsa delle lucciole”, l’uniformazione barbara del pensiero che schiaccia all’ordinario e asserve al consumo è qui lenita da una narrazione per frammenti di possibilità: suggestione di un bene ostinato, che rende sinuosi e festanti i corpi, dilatati e lucenti gli sguardi: essere in sé nella moltitudine, coltivando un’individualità sensibile, tenue ma illuminata, che, nella pacatezza, diviene intimamente silenziosa e condivisa.

Lucianella Cafagna, Jo, 2022


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Scrive la curatrice Elena Del Drago: “Le lucciole pasoliniane del titolo, simbolo di un’autenticità perduta a favore di una modernizzazione forzata, nell’interpretazione di Lucianella Cafagna, rappresentano anche una riflessione sui meccanismi dell’arte contemporanea, e dunque la possibilità di non sottostare alla frenesia del nuovo, dello spettacolare, dell’“effetto” che va rinnovato costantemente, al volgere di ogni stagione, biennale, fiera. Ma la sfida è costituita altrettanto dalla necessità di non reiterare paradigmi passatisti, e dunque dal tenere lo sguardo saldamente ancorato sulla contemporaneità”.


Lucianella Cafagna, Roma, (particolare), 2022

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“Lucciole” di Lucianella Cafagna

un’esposizione di 20 opere pittoriche inedite, visitabile da sabato 26 novembre 2022 a domenica 1 gennaio 2023 a Palazzo Merulana

Curatrice: Elena Del Drago

in sinergia con Fondazione Elena e Claudio Cerasi e CoopCulture

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Lucianella Cafagna

Lucianella Cafagna nasce a Roma e studia all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts a Parigi, dove conclude il suo ciclo con una collettiva al Grand Palais. Partecipa alla 54ª Biennale di Venezia. Nel 2014 ha una voce a suo nome sull’Enciclopedia Treccani, dove è annoverata tra i venti artisti più rilevanti del panorama italiano. È rappresentata a Roma dalla galleria Von Buren Contemporary