Arcipelago Itaca 2022

introduzione di Pasquale Del Giudice


Dall’introduzione di Pasquale Del Giudice:

Lo spettro visibile di Antonio Francesco Perozzi, autore classe ’94 […] si tiene in piedi senza i bastoni delle glosse, dei commentari, dell’ermeneutica posticcia, nonostante il suo scheletro spostato, il suo linguaggio-corpo deformato, ulteriore allo schema linguistico ordinario.
[…] In questa nuova prospettiva, accettando il rischio della caduta e della sperimentazione sulla materia, i grovigli si risolvono nell’oblio del fare, sfregando la parola direttamente addosso all’oggetto, oltre il problema logico, accendendo così la scintilla della creazione, attraverso il crocevia della voce.
[…] La lingua alterna registri e tecniche, presenta residui di dizionari botanici, nomenclature biologiche, chimiche, terminologie prese in prestito dalle scienze, moderati cut-up, troncamenti del verso si alternano a forme più classiche; tutto senza mettere in pericolo l’equilibrio di una forma mediana, che tiene insieme ricercatezza e tradizione, stando alla larga tanto dai pericoli dello sperimentalismo quanto da quelli della tradizione. Il metro, in questo contesto, è strumento armonizzante, matematica delle sfere.
[…] Perozzi, attraverso la poesia, gioca con la fenomenologia e la scienza; lo spettro visibile, infatti, in fisica, rappresenta quella parte dello spettro elettromagnetico che cade tra il rosso e il violetto, includendo tutti i colori percepibili dall’occhio umano che danno vita al fenomeno della luce. Attraverso un’ambiguità celata in questo stesso concetto, lo spettro è sì il raggio di attività del conoscibile, la zona percepita dai sensi, il punto di incontro tra la materia e la coscienza ma anche il fantasma, la terra di mezzo tra i sensi e la cosa che si mostra, lo spettro che non è dato nell’immediato, ma visibile in un campo d’invisibilità dormiente nel visibile; dunque il raggio d’azione della poesia e il mondo possibile da essa dissotterrato. In questa prospettiva le apparizioni della fantasia mettono in discussione la raggiungibilità stessa della realtà, facendo emergere la possibilità, il dubbio o la liberazione che tutto il percepito, in fondo, possa essere il sostituto del mondo, una serie di spettri, di apparizioni, di suggestioni fenomeniche. La poesia, in questo orizzonte, rappresenta il terreno naturale, lo specchio attraverso il quale lo spettro si libera, si mostra e viene scoperto. […] È di questa e in questa ambiguità insita nel cuore stesso del vedere che Lo Spettro visibile di Antonio Francesco Perozzi vive; qui, dove lo sguardo/telecamera del poeta sembra cancellarsi e rivelarsi, di volta in volta nell’ente, nella forma di vita inquadrata e inghiottita.

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Lo spettro visibile

È apparso il giorno come una cosa
frontale, e prima del previsto. Lecci da poco
si scartano dalla collina che è l’occhio
di noi, le case salite, la strada che.
Mai si sarebbe pensata tutta l’aria
– scarsissima – evaporata tra gli organi
che guardano fuori e appunto il fuori
ora così reattivo alla pelle, grosso, dentro cui.
Difficilissimo spiegare come (droga
degli angeli) si è fatta la pietra (reale), la valle
(reale), la scommessa ormai presa per viaggio.
Così chilometri nell’orizzonte uno scarabeo
si verifica: è lui, primavera di carne che
entra per sempre. È lui, è spostato
qualche secondo in avanti rispetto
al proprio spettro.

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Inquiete

Si confessano a un’ora precisa,
quella del vetro. È tardi, e dietro
la piega della strada comincia la sera,
la campagna, l’odore umido… Vivono
solo a quell’ora, le piante, e seguendolo
disfarsi – meno l’asfalto, meno la breccia – il viale
ci cade dentro, e in mezzo, attraverso.
Una felce e una rosa possono aumentare
il valore dell’aria azzurra (otto di sera), visto
che oscillano piano in uno scudo
che è ovunque; sono fusti appena mossi,
fusti lisergici e il silenzio venuto
a ospitarvi le rende inquiete:

#erba1 AFP

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Quantità di semi

Tra diversi anni cadranno da sopra –
qualcuno sdraiato ne riceverà il soffio: «Sono
foglie morbidissime, sentile».
Da un lunedì di quest’anno senza specie però
muoiono ancora nello strato che non
si vede (sotto l’arato, s’intende) e sono
un numero ignoto – ma esatto.
Del tipo che soltanto un seme extra smussa
la scacchiera di nascite arte del vecchio
col cappello e la vanga.
Da quale isola è scesa
questa sapienza? Il calcolo della luna?
Appena un pollice dentro il prato
sono pronte delle bare.

#erba 2 AFP

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L’acidità del suolo

No, non così. La terra va immaginata
con la tecnica della saliva, cioè riportando
la superficie alle interiora. Se ci fai caso
il modello gastroesofageo si presta
a una teoria del suolo: rovescio
di bile e quindi salivageysermagma.
Poi è chiaro che non puoi sostituirti
alla roccia. Ma intanto ora sai
dove cercare, che non è un fatto
(semplicemente) di starci sopra.
Sotto la lima del terriccio si aggrumano
i sali, i metalli, i morti e dal basso
si inacidisce la stagione.

#erba3 AFP

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I punti di saturazione

Succede più spesso di quanto credi
che una chiazza della realtà si sgretoli
e riveli in obliquo il criterio di
mondi lontanissimi: i suoi
punti di saturazione. Per dire,
prendi questa stecca di alloro – che poi
è solo obbedienza di fibre a un dato
baricentro di esistenza, di gravità, per dire:
ecco, qui si estende qualcosa, lo puoi
toccare – oppure prendi (è uguale)
il fiato che ci vuole a fare
questa salita, un falsopiano – che poi
sono appena momenti della città e a fare
la critica delle molecole ci vuole niente
per bruciarli o convertirli in ipotesi
di aggregazione: l’asfalto alla fine
è bitume ben steso, il bitume
una miscela di idrocarburi e questa mattina
la fanno un cinque dicembre,
un paio di schiene, un preciso ordinamento
di particelle (subatomiche, superatomiche…) –
sono degli ottimi esempi di arsura:
in un giorno a caso – fai domani –
cava l’osso alla natura loro e guarda
che da una leva di case ci viene
preciso un pozzo di elettroni; è un fatto
di granuli e messe a fuoco – poi basta
poco a convincersi di questa terra che non si sa
mai dove comincia


La silloge Lo spettro visibile è stata segnalata alla XXXV edizione (2021) del Premio Lorenzo Montano, nella sezione “Raccolta inedita”

Antonio Francesco Perozzi è nato nel 1994 e vive in provincia di Roma. Attualmente insegna nella scuola secondaria. Ha pubblicato i libri di poesia Essere e significare (Oèdipus, 2019, prefazione di Francesco Muzzioli) e Lo spettro visibile (Arcipelago Itaca, 2022, introduzione di Pasquale Pietro Del Giudice).
Suoi racconti, articoli, poesie, lavori visivi e sonori sono apparsi in riviste e blog. Si occupa di critica letteraria per Grado Zero, lay0ut magazine, La Balena Bianca e Polisemie, collabora con utsanga e, insieme ad Adriano Cataldo, tiene la rubrica “Dialoghi” per Poesia del nostro tempo. Cura a sua volta un blog di scritture, “La morte per acqua”, e il podcast “Spara Jurij”.