“Un giorno di guerra”
Aragno 2024

Il tempo della realtà è un solo giorno, perché una sola occasione è data alla realtà, ed è un giorno di guerra: quella che i viventi combattono dalla nascita per restare vivi, le guerre storiche di ieri e di oggi, la guerra delle scelte e delle relazioni affettive. Da questo tempo reale, limitato e incessantemente dialettico, e in particolare dal conflitto tra oggetto e sguardo, nasce anche la poesia.

Sonia Gentili


Fotografia di Antanas Sutkus

*

Cosmogonia

Il tuono ha respirato
e siamo morti. Quando il lampo
ha illuminato il tempo non c’erano più occhi
e il mondo è apparso. Era un bosco
che stormiva. La luce ha attraversato
le sue acque e sulla riva
è nata la foresta
delle albe. Alberi: istanti
secolari dell’inizio

*

Un giorno di guerra

Sei il morto nell’acquitrino, sei la strada
su cui si bucano le ruote, nella sera
sei il corpo che fa un rumore
di preghiera, sei nessuno
per nessuno e senti il mondo diventare
nero. Dentro
c’è l’alba, un cane che ha perso
sangue e si gonfia dentro al fango e ancora
non si vede e anche lei
è nessuno. Il tronco
ficcato dentro l’acqua era ferito
da nomi incisi che nessuno
legge e un tronco basta
per un quartiere intero. L’uomo
che fumava vendendo sigarette e la finestra
che aveva gli occhi della vecchia cieca e la ragazza
ferma ad aspettare e il figlio
che era già nato prima di saperlo
e l’uccello che volava
sottoterra e la fine incisa
nella storia come una ferita
del suo inizio. Il giorno è un cane
che non vuole
svegliarsi

*

L’uomo vestito bene

L’uomo vestito bene che conosce
la ricchezza immateriale, maneggia soldi
invisibili e ha paura
grattandosi la caviglia della vena
ingrossata sotto la pressione
del calzino di notte incontra
se stesso povero, capelli
duri di sale, con la
scabbia e si gratta la caviglia
a sangue

l’uomo vestito bene che al riparo
dall’afa fa rombare il motore
del climatizzatore e ha paura
di uno strano iniziale
raschio in gola di notte incontra
se stesso naufrago, le ossa
marce di freddo in mare e un morto
addosso che non può
spostare

guardia costiera. Acqua
in cui ti immergi per salvarti e anche
se ti salvi sai che non riuscirai
a nuotare

centro di smistamento. Ognuno
arriva a se stesso da lontano e la testa
è legata ad una corda

pietra senza volto che sprofonda
testa sprofondata che riaffiora

la pietra senza volto che al mattino
sfonda la frontiera e l’orizzonte

*

Preghiera

Che i nostri corpi passino
col sole, vòlti gli uni verso
gli altri per vita, per calore,
per desiderio d’ombra a sera
assorti nel dondolio del sé ormeggiato
in porto e poi di notte soli, più
lontano, alla fine
degli alberi davanti
alle forme anteriori

*

Arco di Costantino

La grande porta è vuota
nella sera. L’arco indifferente lascia
da secoli sparire sotto di sé
l’antica strada

città, non alzerai la faccia
dalla polvere. Col capo
percosso dagli zoccoli e pieno
di poemi terrai negli occhi il tuo
tracoma e la terra
sporca che li acceca

non alzare la faccia dalla polvere: i vinti
legati dietro i carri guardano trionfare
nemici vestiti delle loro armi d’oro. Il tuo
ultimo figlio è una bambina sola e piena
di disprezzo che uccide per liberarlo
il piccolo gatto col tracoma

secoli e imperatori inginocchiati
nel duro silenzio della pietra
tacciono invisibili, bambina. Tu cavalchi
col gatto strabico che gioca
una colonna bella
come un delfino
nella polvere

città, non alzerai la faccia
dalla polvere in cui da secoli sparisce
sotto l’arco imperiale la tua
strada

*

Oracolo di Persefone

Madre delle messi, a te appartiene
la tenebra nascosta nell’inizio. Il silenzio
ha in mano il chicco più maturo e la tua fanciulla torna
per andarsene. Madre, l’estate è nera
di silenzio

*

L’uomo che non guarda

Negli occhi dell’uomo che non guarda
il sacco di pietre abbandonato
al sole
aperto per nessuno
sotto al sole

negli occhi dell’uomo che non guarda
i vecchi giorni, i nuovi
giorni rimasti a respirare insieme
come oceani

hai creduto di essere guardato
hai detto oltre la parete
del tempo c’è lo specchio
che creandomi
mi guarda

ma la parete
dello specchio è l’uomo
senza sguardo e tu
sei il sacco aperto
con le pietre

negli occhi dell’uomo che non guarda
niente ha fine perché niente
ha inizio

*

Kyrie

anche il tuo cielo crollerà,
signore, e solo allora veramente
ci ameremo: coi corpi senza altra
meta che la terra e la morte
delle foglie bagnate
di mistero

Kyrie, il tuo cielo crollerà e nel crollo
noi finalmente ci ameremo

i nostri corpi sbranati dai tuoi cani
sono più veri: il nostro amore è stato il cane
più triste e stanco e affamato
e cieco

il cielo lo ha guardato
sbranare e poi morire
senza piangere

ora è risorto: è un canto
e non avrà memoria

anche il tuo cielo crollerà, e il suo
schianto sarà lieve per il nostro
canto

il crollo del tuo cielo è il gioco
dei nostri corpi ciechi e forti
nell’amore

*

Eterna luce

Il dio che ha pregato
se stesso e non ha pace

la bestia che ha azzannato
se stessa e non ha pace

galleggia. Sa restare
senza pace; è il lato
eterno della luce che varia
il suo restare fermo come immenso
esercito di fiamme

il sole irto di coni
vetri o chiodi

la luce che diffonde
il raggio e alla foce
del fiume è già
mutata in vetro e resta
ferma per tagliare
e si confonde
col bianco
del paesaggio

dov’era il lago dei beati attorno
al dio? il dio ha pregato
il lago specchiandosi nell’acqua
della luce che era
morta e senza cuore
come vetro
resta il suo cerchio

eternità di schegge
coniche indurite nella guardia
al cerchio del padrone
reso schiavo e questa
insensibile morte
è ancora
luce

varia il paesaggio
chiuso dentro
al lago. Fuori è nel sole e dentro cade
neve: vecchie storie di gondole
di plastica rinchiuse
in sfere di vetro
infrangibile

così è il restare della luce attorno
a ciò che vive e si fa
schiavo e padrone

tutti
gli animali abbandonati
alla furia del loro desiderare
senza pace stanno invincibili piangendo
nel loro mordere irto
di luce

tutti
abbandonati ed invincibili
come bestie irte
di luce

*

Scrive

Il grande zero della luce, il sole
alto sulla forca del paesaggio

il grande zero del tuo dio sommerso
nella bocca delle viole
a maggio

i campi erano in fiamme e tu morivi

la morte sarà sempre
ancora in fiore ed il paesaggio
è morto sulla croce

croce di neve, campo
di battaglia, inverno stanotte
la tua schiena

lo zero scrive. La lettera
è il paesaggio morto dentro al sole
alto. Sta scritto: generate
prima che secchi e muoia
maggio

*

Sonia Gentili (Polla, 1970) è una storica della letteratura, poetessa e scrittrice italiana.
Laureatasi con Alberto Asor Rosa nel 1994 all’Università di Roma La Sapienza, nel 1999, ha conseguito il dottorato in Italianistica presso la medesima Università. Dopo una borsa di post dottorato al Collège de France di Parigi, ha preso servizio presso l’Università La Sapienza di Roma come ricercatrice nel 2007, diventando professoressa associata di Letteratura Italiana nel 2015 e professoressa ordinaria nel 2021.
Come studiosa si è occupata soprattutto di temi al crocevia tra filosofia e letteratura del Medioevo e dell’Otto e Novecento.
In poesia ha pubblicato: L’impero e la Gorgone (Perrone 2007, finalista premio Brancati), Parva naturalia (2012), Viaggio mentre morivo (Aragno 2015, premio Viareggio e premio Pisa; finalista premio Frascati e premio Fiumicino), I quattro gesti della creazione (Aragno 2020), Un giorno di guerra (Aragno 2024).
Ha pubblicato inoltre: Sonia Gentili (a cura di) Poesia e libertà. Testi e immagini da un laboratorio, Ensembre 2020, e il volume collettivo Cosmogonia (autori: Sonia Gentili e Daniela Monaci, curatore Lorenzo Canova, Ensemble 2022.
Come narratrice ha pubblicato il romanzo I filosofi (Castelvecchi 2019) e il libro per ragazzi Favole per credere alle Favole (Ali Ribelli Edizioni 2022).
Come saggista ha pubblicato: L’uomo aristotelico alle origini della letteratura italiana, Carocci 2005; Sonia Gentili, Simona Foà (a cura di): Cultura della razza e cultura letteraria nell’Italia del Novecento, Carocci 2010; Novecento scritturale. La letteratura italiana e la Bibbia, Carocci 2016; Gabriella Albanese, Sandro Bertelli, Sonia Gentili (a cura di) Dante e il suo tempo nelle biblioteche fiorentine Mandragora 2022; L’idea di poesia nel Medioevo, Viella 2025.
Con l’artista Ambrogio Palmisano ha creato il collettivo di poesia visiva Gentili-Palmisano, le cui opere sono state esposte in musei e gallerie italiani.
Dal 2013 collabora con il quotidiano italiano «Il manifesto».